Mi ero riproposta di scrivere qualcosa alla fine della serie ma la quinta e la sesta puntata mi sono piaciute davvero tanto e non ho resistito.
M – Il figlio del secolo è senza dubbio una serie che ha scatenato un acceso dibattito, offrendo una rappresentazione complessa e sfaccettata del duce e del f@scismo.
La serie, basata sull’omonimo romanzo di Antonio Scurati, riporta al centro del dibattito pubblico un periodo storico cruciale, stimolando riflessioni profonde sulla natura del potere, sull’ideologia e sulla manipolazione delle masse.
La sceneggiatura, pur mantenendo una fedeltà all’opera di #Scurati, introduce elementi di originalità che rendono la narrazione avvincente e attuale.
La scelta di focalizzarsi su aspetti più intimi della vita di Mussolini, come il suo rapporto con le #donne, madri, amanti ma sempre succubi, aggiunge profondità al personaggio e lo rende più umano, seppur inquietante.
La capacità degli sceneggiatori di bilanciare i momenti storici con quelli più intimistici è un altro punto di forza della serie.
La scenografia e la fotografia contribuiscono a creare un’atmosfera opprimente e decadente, perfettamente in linea con lo spirito del regime fascista. Gli ambienti, i costumi e i dettagli storici sono curati con meticolosità, trasportando lo spettatore nel cuore dell’Italia fascista. La scelta di colori cupi e di inquadrature claustrofobiche accentuano il senso di disagio e di oppressione.
La colonna sonora, azzeccatissima, è un elemento fondamentale per l’impatto emotivo.
La musica, oscura e inquietante, accompagna lo spettatore lungo un percorso psicologico complesso, sottolineando i momenti di tensione e di riflessione.
L’interpretazione di Luca Marinelli è strepitosa ed è una delle grandi protagoniste della serie.
L’attore riesce a rendere palpabile la complessità di M, un personaggio che, a suo modo, aveva carisma, un manipolatore, ma anche profondamente insicuro e tormentato.
Lo sguardo diretto in telecamera è un tocco di genio, un elemento stilistico che crea un legame quasi intimo con lo spettatore, invitandoci a riflettere sul “fascino” perverso del Duce. Un’esaltazione ironica, quasi parodistica, che ci ricorda come M. fosse un maestro della propaganda e della manipolazione mediatica.
M – Il figlio del secolo è infatti anche una riflessione sulla rappresentazione mediatica del potere. Il duce è presentato come un maestro della propaganda, capace di manipolare le masse attraverso l’uso sapiente dei media.
M. era consapevole dell’importanza dell’immagine e costruì un personaggio eccessivo e teatrale, capace di attirare l’attenzione e di suscitare forti emozioni. È cosciente del potere che ha nel cotnrollo di una massa di pecore e anche di idioti volenti che usa al bisogno, le sue milizie.
La serie cattura perfettamente questo aspetto della sua personalità, ci mostra come l’immagine pubblica sia stata costruita ad arte, creando un’icona politica che ha affascinato e terrorizzato milioni di persone.
E qui ha un ruolo fondamentale Margherita Sarfatti, mentore e musa, che ha un ruolo chiave nella formazione politica e culturale di Mussolini. Ottima interpretazione di Barbara Chicchiarelli. Più che una semplice amante, Sarfatti è stata una vera e propria mentore per il futuro Duce, introducendolo nei salotti dell’intellighenzia milanese e plasmando la sua immagine pubblica. La donna ha contribuito a creare l’iconografia del fascismo, influenzando la scelta dei simboli e lo stile retorico di Mussolini.
L’importante, nella serie, è che ci invita a confrontarci con un passato oscuro e complesso, ma anche a riflettere sulle dinamiche del potere e sulla manipolazione delle masse, temi ancora oggi attualissimi!
Una tra le tante frasi chiave dei discorsi di M. Lo dimostra