Marina Mancini

I “quadri” di Achille Lauro a Sanremo. E se fossero una preghiera Laica? di Marina Mancini

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https://www.lavocedibagheria.it/wp-content/uploads/2021/03/achille-lauro.jpgQual è la vera normalità? Ricordate i tempi di Zero con lustrini e paillettes? Era compreso da tutti allora? E Davide Bowie? #AchilleLauro lo ha detto ieri sul palco. Non è solo un cantante, è un performer. voleva portare sul palco di Sanremo “qualcosa di diverso dalle semplici canzoni” e credo gli sia riuscito benissimo.

 

 

In un festival, a mio giudizio sottotono, Achille Lauro ha alzato il tiro. Troppo esagerato? Blasfemo? Forse! A me non affatto dispiaciuto. Non mi sono fermata solo alla performance estetica, che comunque è correlatissima al messaggio ma ho cercato di staccare l’immagine dal messaggio verbale e sono d’accordo con il giornalista Pino Loris di Famiglia Cristiana che scrive: “Non lasciamoci “ingannare” dalle provocazioni dell’artista: dalle sue canzoni irrompe una domanda di senso. Suggestiva l’invocazione “Dio benedica chi gode”, simile a quella di Antonio Rosmini“. Rosmini, uno tra i più importanti padri spirituali dell’autore dei Promessi Sposi, Alessandro Manzoni, che dialogando con il Rosmini chiese: “cosa dunque faremo noi? (ora che ci sta lasciando): «Adorare, tacere, godere!».

Achille Lauro cerca Dio, lo fa a suo modo, e ci invita a cercarlo. E l’ultimo “quadro” di chiusura, sì perché i suoi erano “quadri”, opere artistiche. E che cerchi Dio ce lo dice nell’ultima performance: ” Dio benedica solo noi esseri umani”.

Ma quali sono i messaggi che mi sono arrivati: il quadro di ieri, quello dedicato alla musica classica, con in scena un ballerino dell’Opera di Roma e poi le note di “C’est la vie”, qui risuonano le parole di tutti quelli che lo hanno criticato negli ultimi anni: A petto nudo e con delle rose infilzate nel petto sanguinante, sono le parole che feriscono, che in rete chiamiamo gli hate speech.

Lauro ha portato cultura e arte sul palco, e l’arte è spesso incompresa, astratta, ironica, scioccante.

Lui stesso nel presentare i suoi quadri ha detto: “Ogni genere rappresenta un’epoca, un modo di vivere e di pensare: un momento di rottura e di cambiamento. La musica ancora oggi ne è il motore. Ha cambiato il modo di pensare, di vestire, di ballare, di interpretare la realtà e di esprimersi.”

Tornando alla musica cantata, ha anche interpretato diversi generi: il Glam Rock (prima serata), il Rock ‘N Roll (seconda serata), e il Pop (terza serata) e il Punk Rock (quarta serata).

Il primo quadro lo spiegano le sue stesse parole cui ritorno, qui personifica il Glam rock. Lui dice: Sono un volto coperto dal trucco. La lacrima che lo rovina. Il velo di mistero sulla vita. Sono la solitudine nascosta in un costume da palcoscenico. Sessualmente tutto. Genericamente niente. Esagerazione, teatralità, disinibizione. Lusso e decadenza. Peccato e peccatore, Grazia e benedizione. Un brano che diventa nudità. Sono gli artisti che si spogliano, E lasciano che chiunque Possa spiare nelle loro camere da letto e in tutte le stanze della psiche. Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno. Dio benedica chi è.” Chi esiste.Di nuovo torna Dio.

Nella seconda serata un tributo a Mina, la grande icona della musica italiana. Qui ha impersonato il Rock’n Roll. E torna a spiega in rima: “Scossa nel perbenismo familiare, Promessa di piacere. Il sacro vincolo del godimento. Godere è un obbligo. Dio benedica chi gode.”Di nuovo Dio. A suo modo, ma lo cerca e ci invita a cercarlo.

Nel terzo quadro interpreta il POP, accompagnato da Emma Marrone e da una grande attrice di teatro Monica Guerritore.

E presenta il quadro dicendo: “Sono il Pop. Presente, passato. Tutti, Nessuno. Universale, censurato. Condannato ad una lettura disattenta, superficiale. Imprigionato in una storia scritta da qualcun altro….Ma io ero molto di più. Il pregiudizio è una prigione. Il giudizio è la condanna. DIO BENEDICA GLI INCOMPRESI”. A mio parere bellissima frase, perché essere incompresi è spesso un difficile peso da sopportare.

In quarta serata ha interpretato il Punk Rock. Icona della scorrettezza. E qui richiama addirittura: “San Francesco che si spoglia dai beni, Elisabetta Tudor che muore per il popolo. Giovanna D’Arco che va al rogo. Prometeo che ruba il fuoco agli dèi. Contro l’omologazione del “si è sempre fatto così”. Sono Marilù. E conclude: Dio benedica chi se ne frega. Una sorta di non ti curar di lor ma guarda e passa dantesco.

Dell’ultimo quadro quello di “C’est la vie” in quinta serata. Dove lui ha spiegato: “… È giunto il nostro momento. Colpevoli, innocenti. Attori, uditori. Santi, peccatori. Tutti insieme sulla stessa strada di stelle. Di fronte alle porte del Paradiso. Tutti con la stessa carne debole. La stessa rosa che ci trafigge il petto. Insieme, inginocchiati davanti al sipario della vita. E così sia. Dio benedica Solo Noi. Esseri Umani.”

Insomma Achille Lauro può piacere o no, ma non fermiamoci alla sola immagine schock.

Sono certa che se qualche sensibilità sia stata urtata da Achille Lauro, lui pur nella libertà di espressione che, da giornalista, non posso non considerare una regola di vita oltre che un diritto, saprebbero però anche chiedere scusa” per un essere artefice di un sentimento non ricercato ma involontariamente causato.

E allora, per concludere, in cosa potrebbe consistere la preghiera laica su cui ci offre spunto di riflessione il performer Lauro? Un invito ad essere se stessi, a non aver paura di esprimersi, a non giudicare, a mettere da parte le parole d’odio, a capire gli incompresi e i diversi, a darsi, donare e non è questa una ricerca di Dio?

Io voglio credere che sia questo.