Marina Mancini

Libertà di espressione non significa anarchia sul web.Incontro Corecom sul diritto di espressione e la responsabilità nel web

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art_qds_16042014Occorrono nuove regole e norme per il web o possono bastare quelle già esistenti per il diritto di espressione, privacy, anonimato e difesa dalla diffamazione?

Se ne è discusso il 14 aprile scorso, a Palermo durante il convegno “L’internauta fantasma il diritto di espressione e la responsabilità nel web”, organizzato dal Corecom Sicilia e dall’Ordine dei Giornalisti a palazzo dei Normanni.

Moderato dalla giornalista Elvira Terranova, il convegno ha visto operatori del settore delle comunicazioni e giornalisti a confronto su libertà di espressione e diffamazione, tra questi: i presidenti di Corecom Sicilia Ciro Di Vuolo, del Coordinamento nazionale Corecom d’Italia Filippo Lucci, dell’Ordine dei giornalisti Riccardo Arena, dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ed i giornalisti: Giorgio Mulè direttore di Panorama, Peter Gomez de Il Fatto quotidiano, Giovanni Pepi condirettore del Giornale di Sicilia, Enrico del Mercato, capo redattore di Repubblica Palermo, Francesco Foresta direttore di LiveSicilia ed in collegamento streaming da New York Stefano Vaccara direttore de La Voce di New York.

Per Corecom “la mancata regolamentazione nel web rende sempre più difficoltoso, per l’utente on line, conciliare il diritto di espressione con la tutela della privacy. Il nuovo fenomeno del trolling (interagire con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati; spesso l’obiettivo specifico di un troll è causare una catena di insulti), purtroppo è in costante espansione nelle comunità virtuali, proprio perché spesso la sensazione di “anonimato” ne favorisce la diffusione.  Ma questo anonimato, poi, su internet esiste davvero? O si tratta di una semplice illusione, considerata l’enorme quantità di dati sensibili che, più o meno consapevolmente, immettiamo in rete?”

“Il web in qualche modo rifiuta di essere normato, la libertà di espressione non deve essere libertà di insulto, occorre un codice web” per il direttore di Panorama. “Il web non si inchina di fronte alle responsabilità” –  aggiunge Mulè: “Popolo, Sovranità, e territorio non esistono nel web come per la comunicazione nello Stato e ciò a causa dell’uso di siti e piatta forme estere, dunque in uno stato trasnazionale occorre individuare le falle”. Di tenore diverso l’idea di Peter Gomez; “le regole esistono già, l’anonimato in rete non esiste siamo tutti tracciabili, occorre semmai affinare i sistemi tecnologici” e l’operato della Polizia postale è sulla buona strada. Gomez racconta poi l’esperienza de Il fatto quotidiano in merito alla moderazione dei commenti: “La moderazione è indispensabile e andrebbe istituzionalizzata. Quando parliamo sul web siano di fronte ad una piazza che non ci ha invitato a parlare”.

Tra gli interventi anche quello del dirigente dell’ufficio di Catania della Polizia Postale che pur sottolineando che per tutte le querele e richieste viene attuata la stessa procedura e celerità, “Tutto è tracciato dice – Marcello di Bella della Polizia Postale – le difficoltà iniziano quando il provvider è estero ed necessità attivare una rogatoria”.

Per il caporedattore di Repubblica, Enrico Del Mercato:“Occorre attenzione, non tutto quel che passa per il web e viene spacciato per informazione è notizia, occorre stare attenti a t, non esistono regole di deontologia, dunque su questa e sull’autoregolamentazione bisogna puntare. Le “leggi speciali” mi fanno accapponare la pelle” e come Gomez sostiene la necessità della figura del “Moderatore” che valuta i commenti web prima di pubblicarli.

“Sopprimere la libertà di espressione negli Usa è gravissimo” – spiega Stefano Vaccara – “Negli States tutto è regolato dal primo emendamento. Il 1964 fece da spartiacque per la sentenza New York Times contro Sullivan: nessun politico ha potuto più querelare un giornalista a meno che non riesca a dimostrare la “malice” la malizia nel diffamare del calunniatore consapevole di diffondere una notizia falsa. I giornalisti minacciati da una legislazione liberticida non possono fare i giornalisti al 100%”.

Per il direttore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, “Una società libera non deve essere una società delle frottole e dell’abuso, per l’informazione on line debbono valere le stesse regole dei tradizionali mass media”. Per Pepi l’anonimato nel web non deve esistere.

Sottolinea l’assenza della politica al convegno, il direttore di LiveSicilia, Francesco Foresta, accennando a quella che definisce “legge bavaglio, legge pazzia” una legge votata a scrutinio quella sull’Editoria approvata lo scorso dicembre dal Governo Crocetta; nella norma si specifica che per pubblicare i commenti degli utenti i siti di informazione on line devono garantire l’identificazione degli autori mediante l’acquisizione in copia di un documento d’identità. Per la carta stampata come per internete devono valere le stesse regole: se diffamo su internet è come se diffamassi sul giornale. Le regole che esistono bisognerebbe solo applicarle”.

Conclude il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella che punta il riflettore sul diritto all’oblio: ciò che pubblichi sul web resterà per sempre lì a disposizione dei motori di ricerca; “La libertà non significa anarchia per internet, regno della libertà ma anche regno dei conflitti. Siamo di fronte ad una rivoluzione di cui non ci rendiamo conto:rivoluzione tecnologica ma anche antropologica”.

 

Marina Mancini

Twitter:marinamancin

 

Articol0 realizzato per QdS – edizione di mercoledì 16 aprile del Quotidiano di Sicilia