A 10 anni dalla Legge 150/2000 nulla da festeggiare

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PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE NELL’ABBANDONO

Il Quotidiano di Sicilia pubblica oggi un mio intervento sullo stato di attuazione della Legge 150/2000.

Il titolo, penso, dica già tutto.

Allego qui estratto e articolo completo.

Vai al pezzo sul QDS

Legge 150/2000: 10 anni di informazione e comunicazione nelle PA, tra luci ed ombre.
Una norma nata per migliorare e rendere più trasparenti i rapporti tra i cittadini e le P.A. a 10 anni stenta ancora ad essere attuata

La legge 150/2000, che disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni, compie 10 anni.

Una legge che “pone al centro” il cittadino, la sua crescente domanda di comunicazione, informazione, di trasparenza e partecipazione all’azione amministrativa.
A 10 anni dalla sua promulgazione (7 giugno 2000) si fanno bilanci per verificare quale sia stata la reale attuazione.

Sembrerebbe, ad una lettura veloce, che la L.150/00 sia una norma interna alla Pa e che sia di poco interesse per il cittadino.

Le cose non stanno affatto così.

Al contrario, è attraverso i professionisti della comunicazione e dell’informazione: comunicatori pubblici ed addetti stampa, che assume sempre più valore il diritto dei cittadini ad avere una sostanziale trasparenza delle amministrazioni.

Le pubbliche amministrazioni, in quanto gestori delle risorse collettive che provengono dal denaro pubblico, devono garantire l’aspettativa-diritto ad informare che tali risorse siano utilizzate con efficienza ed efficacia.

Si noti infatti che il diritto all’informazione oltre a rispondere alla crescente domanda della società, risponde anche al cosiddetto diritto ad essere informati che discende dall’articolo 21 della Costituzione Italiana.

Un breve excursus ci farà dunque capire l’importanza che la 150 riveste e ci mostrerà le non poche resistenze alla sua approvazione anche durante tutto l’iter parlamentare, sebbene sia stata approvata in modo bipartisan (proposta Frattini F.I. – Di Bisceglie -D.S.).

Essa nasce da un processo di rinnovamento iniziato con la legge 142/90, con la quale si afferma il diritto/dovere delle istituzioni pubbliche di comunicare, di aprire le porte all’esterno, di essere una casa di vetro.

Alla 142 segue la 241/90 che impone la trasparenza degli atti amministrativi, fissa il diritto del cittadino di conoscere il nome del pubblico dipendente, responsabile del procedimento, che tratta un provvedimento di interesse del cittadino e di chiunque ravvisi la necessità di conoscere o disporre di un provvedimento adottato dalla PA.

A seguire vengono istituiti gli URP, gli uffici relazione con il Pubblico (decreto legislativo 29/93) seguono poi le leggi Bassanini con le quali si mira a far sì che la comunicazione accompagni e sorregga i grandi processi di semplificazione delle procedure amministrative, cui segue infine la Legge 150/00.

La 150 mette finalmente in discussione anche il linguaggio burocratico; oscuro, farraginoso, autoreferenziale. Nascono così le circolari sulle semplificazione del linguaggio amministrativo.

L’iter per la sua approvazione ha richiesto due giornate di mobilitazione da parte della FNSI con la partecipazione del GUS (gruppo uffici stampa) e l’intervento dell’Associazione italiana della Comunicazione pubblica ed Istituzionale, trovando dei pareri contrastanti da parte delle confederazioni sindacali del pubblico impiego Cigl, Cisl, Uil e Ugl che non hanno mancato di avanzare perplessità sulla figura professionale del “giornalista delle Istituzioni”.
In un primo momento anche l’Aran non ammetteva al tavolo delle trattative la FNSI che ha dovuto lottare a lungo per poter trattare al pari delle tre grandi confederazioni sindacali.

Eppure la 150 è una legge che non solo ha consentito un processo serio di professionalizzazione del personale, che a vario titolo, ha svolto queste funzioni all’interno degli uffici pubblici ma apre anche una serie di prospettive occupazionali per i tanti neo-laureati in scienze della comunicazione ed ai tanti giornalisti disoccupati.

La novità dell’impianto normativo sta inoltre nell’aver individuato ruoli e funzioni degli addetti alla comunicazione ed informazione.

URP, Portavoce ed Ufficio stampa sono infatti i pilastri portanti su cui poggia tutta la struttura della 150/2000. Con l’istituzione della figura del portavoce, poi, si separa la comunicazione politica dalla comunicazione istituzionale.

Queste le luci di una legge fondamentale sia per i cittadini per le pubbliche amministrazioni. Non mancano le ombre.

L’aspetto negativo più pesante riguarda l’applicazione della norma. A 10 anni dalla sua emanazione, la legge 150, in moltissime amministrazioni, è ancora inapplicata o mal applicata. Soprattutto al Sud.

Per alcuni le cause sono da ricercare nella stessa legge che non sarebbe sanzionatoria per le PA che non la applicano, dunque una legge non ordinativa.

Ad oggi i comunicatori pubblici non hanno ancora avuto il riconoscimento del loro profilo professionale mentre per gli uffici stampa delle Pa è una vera e propria bailamme.

E di fatti, sebbene nella nostra Regione, siano intervenute ulteriori leggi regionali, non solo per adottare la legge 150, ma anche per rendere obbligatoria l’istituzione degli uffici stampa per i comuni al di sopra dei 30mila abitanti, in Sicilia comunicazione ed informazione pubblica istituzionale vengono gestite ed offerte ai cittadini nelle modalità più disparate.

In alcuni casi non sono stati istituiti né gli URP, tanto meno gli Uffici stampa, e, ove esistenti, al loro interno non sono presenti le figure professionali previste dalla normativa, non si rispettano i requisiti richiesti dalle norme.

E’ chiaro che questa confusione non favorisce certamente né il processo di innovazione che la riforma pubblica dal ’90 ha voluto, né favorisce il giusto riconoscimento giuridico ai professionisti della comunicazione/informazione per integrarli definitivamente nel sistema.

A 10 anni di distanza dalla promulgazione della legge, sembra che ancora se ne debba comprendere l’effettivo valore mentre taluni la considerano già una norma già superata.

Marina Mancini
Consigliere Delegazione regionale
Associazione Italiana di
Comunicazione Pubblica ed Istituzionale
Membro del collegio dei Sindaci
Assostampa Sicilia